“Ostinati e contrari” al Teatro Parenti a Milano


Dal 18 al 21 Febbraio al Teatro Franco Parenti di Milano andrà in scena “Ostinati e Contrari”: uno spettacolo speciale. Speciale perché messo in piedi dall’associazione di musicoterapia di volontariato “La Stravaganza”.
Sono stata coinvolta come performer e cantante dalla presidentessa della onlus, la dottoressa Laura Bellisario e dal regista Sebastiano Filocamo.
A mia volta ho coinvolto Niccolò Agliardi (come voce maschile) e Michele Monestiroli (in qualità di arrangiatore). Niccolò e Michele, a loro volta, hanno coinvolto altre persone, collaboratori, fonici, volontari volonterosi. Desiderosi di contribuire ad un grande evento per una grande causa.
“La stravaganza” da molti anni si occupa di dare un senso differente alla “diversità”. Così la “diversità” diventa speciale fonte di ricchezza. “La stravaganza” si occupa di dare voce, attraverso l’espressione artistica, al disagio psico-fisico e porta in scena attori che, senza paura, cantano e ballano e recitano sulle ceneri di una diversità che li vede emarginati dalla società. Così l’arte e il teatro li rendono unici agli occhi della gente “normale”. La verità vera è che sono unici. Nel senso più alto del termine.
“Ostinati e Contrari” al Parenti farà poesia e denuncia, attraverso la musica e le canzoni del grande Fabrizio De Andrè.
Al primo giorno di prova ero intimorita… non sapevo cosa esattamente dovessi aspettarmi… Il teatro, la musica (unica cosa a me davvero familiare) gli assistenti sociali, il regista, i ragazzi diversamente abili, la paura di uscire dalle proprie zone comfort… la paura di essere o di comportarmi in maniera differente, di avere diversi modi. Eppure mi sono sentita diversa tante volte…
Ma quando sono entrata in teatro e ho spostato i pesanti tendaggi di velluto rosso per entrare in sala prove, ho visto un gruppo di persone. Di artisti che provavano uno spettacolo. L’intensità e la forza che mi sono arrivate sono state uniche e l’onda di passione, amore e insieme precisa e puntuale professionalità, mi hanno infuso una calma strana e il silenzio procurato anche dalla forte nevicata che imbiancava potentemente Milano, era rotto solo dalla musica di Faber che risuonava nella sala, dai movimenti e gli spostamenti dei passi delle scene e dalla voce di Sebastiano che preciso e determinato, con il suo accento siculo appena accennato, la sua coppola e il suo sguardo consapevole, dava le indicazioni per la costruzione di quel particolare momento dello spettacolo.
Ognuno è diverso, ma siamo tutti uguali. Per far scomparire la paura è necessario guardare davvero e conoscere.
Ci si vede in teatro.
Paola

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